I sogni muoiono all'alba - Ungheria 1956
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«A Budapest il comunismo è morto: lo dico con profonda convinzione. E non c’è artificio dialettico che possa resuscitarlo. Di esso non rimane che un esercito irto di cannoni, che sparano contro gli operai, gli studenti e i contadini. Dei comunisti stranieri, che hanno assistito a questo fenomeno, uno solo, italiano, ha finto di negarlo: il senatore Cappellini che, trovatovisi per caso nel suo viaggio di ritorno da Mosca, domandò al nostro ministro Franco, fra una crisi e l’altra di terrore (ma quando si predica la rivoluzione, senatore, si ha il dovere di assistervi con un po’ più di sangue freddo), se non erano gli agenti del capitalismo a aver provocato quel “guaio”. Tutti gli altri hanno visto, hanno compreso, e dove non hanno avuto la possibilità di dire, hanno avuto il pudore di non smentire. Come potrebbero, del resto, smentire lo sciopero generale che tuttora continua con gran disperazione di Kádár e dei padroni russi? Lo sciopero, non la “serrata”.»
Staglieno, Marcello, Montanelli – Novant’anni controcorrente, “Le Scie”, 1a ed., Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2001 (1a ed. Oscar bestsellers 2002), pp. 495 - pag. 288
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