In Italia si legge poco perché manca una vera borghesia
«Tutto questo, precisava Montanelli, come del resto mirabilmente aveva scritto nell’Italia della Controriforma al di là delle riserve degli “storici ufficiali”, ebbe una seconda conseguenza: «In Italia si legge poco, lo scoprii in quell’agosto del ’34… Perché manca un pubblico. Mancando una vera borghesia, come poteva qui da noi esserci un pubblico? Tanto che l’uomo di lettere o l’artista sono sempre stati costretti a mettersi al servizio del Principe. Te ne accorgi anche nella pittura dove in Italia – agl’interni borghesi e alle scene di vita familiare dei quadri cinque-secenteschi nord-europei, da Vermeer a Frans Hals a Rubens – si contrappone invece la perenne presenza di Madonne e Santi, oppure del Principe, tra i figli del Principe con accanto i cani del Principe…».
Ulteriore conseguenza della Controriforma, precisò a Prezzolini, fu il ritardo dell’Italia a farsi Stato nazionale, per l’opposizione secolare della Chiesa protrattasi oltre Pio IX. Anche per questo, disse all’amico, venne il fascismo, come “fattuale dittatura” per consolidare l’edificio unitario reso fragile da quel “ritardo” provocato, come causa pur remota, dalla Controriforma: «E fu la conclusione inevitabile della serie di “dittature parlamentari” che caratterizzò la storia nostra dal 1861: la “dittatura parlamentare” di Cavour e della Destra storica, poi quella della Sinistra storica con Depretis, seguita dalla “quasi dittatura Crispina”, dall’egemonia pur democraticissima di Giolitti cui nel 1922, in modi totalizzanti e totalitari, subentrò quasi deterministicamente Mussolini, e, dopo il 1945, la Dc nel “bipolarismo imperfetto” provocato dal Pci legato a Mosca…».
Staglieno, Marcello, Montanelli – Novant’anni controcorrente, “Le Scie”, 1a ed., Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2001 (1a ed. Oscar bestsellers 2002), pp. 495 - pag. 59
Ulteriore conseguenza della Controriforma, precisò a Prezzolini, fu il ritardo dell’Italia a farsi Stato nazionale, per l’opposizione secolare della Chiesa protrattasi oltre Pio IX. Anche per questo, disse all’amico, venne il fascismo, come “fattuale dittatura” per consolidare l’edificio unitario reso fragile da quel “ritardo” provocato, come causa pur remota, dalla Controriforma: «E fu la conclusione inevitabile della serie di “dittature parlamentari” che caratterizzò la storia nostra dal 1861: la “dittatura parlamentare” di Cavour e della Destra storica, poi quella della Sinistra storica con Depretis, seguita dalla “quasi dittatura Crispina”, dall’egemonia pur democraticissima di Giolitti cui nel 1922, in modi totalizzanti e totalitari, subentrò quasi deterministicamente Mussolini, e, dopo il 1945, la Dc nel “bipolarismo imperfetto” provocato dal Pci legato a Mosca…».
Staglieno, Marcello, Montanelli – Novant’anni controcorrente, “Le Scie”, 1a ed., Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2001 (1a ed. Oscar bestsellers 2002), pp. 495 - pag. 59
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