Un film americano
«La verità è – l’ho già detto, e Gassman ce lo conferma – che viviamo in un piccolo cortile alla periferia dell’impero. Un cortile in cui nel raggio di piccoli orizzonti circolano piccole idee, dove non è possibile agitare che piccoli problemi e non possiamo aspettarci che di produrre piccoli film, in una prospettiva che viene cortesemente chiamata, per l’appunto, “minimalista”.
(…)
È chiaro – voglio insistere su questo concetto – che quando si parla di “piccolezza” non ci si riferisce alla qualità poetica che, ripeto, può essere (ahimé, lo è assai di rado) altissima. Ci si riferisce alla profondità e alla prospettiva della visione, alla sensibilità verso i cambiamenti del mondo intorno a noi, verso il paesaggio esteso ed allarmante dei grandi conflitti umani, politici, religiosi, sociali, psicologici, tecnologici che hanno aggredito e sconvolto tumultuosamente la nostra vita a cavallo tra il secondo e il terzo millennio. Soprattutto verso le mutazioni che questi cambiamenti stanno producendo, o hanno già prodotto, dentro l’uomo stesso.
Se volete veder rappresentati con coraggio sullo schermo questi conflitti, se volete vedere crudamente illustrate le piaghe sanguinanti della società malata in cui viviamo: la tragica cecità che impedisce all’uomo di stabilire un rapporto “sano” con l’ambiente in cui vive; la corruzione fisiologica ed endemica della politica, della scienza, della giustizia; la perdita generale dei vecchi valori; la drammatica e quasi sempre inutile rivolta individuale contro lo strapotere delle grandi e piccole satrapie economiche e burocratiche e contro l’immunità di cui godono i loro abusi; o la rivolta feroce e ironica dell’intelligenza contro la miopia militare; la fine assoluta della “privacy” conseguente allo sviluppo inarrestabile dei sistemi di spionaggio; il cinismo spietato di certo giornalismo sciacallo; se volete gettare un’occhiata sull’ampiezza allarmante dei poteri incontrollati che sempre di più si concentrano nelle mani dei cosiddetti persuasori occulti o in quelle dei servizi segreti per manipolare e condizionare le nostre esistenza, le nostre scelte e persino le nostre coscienze (pubblicità e servizi segreti – dovrebbe ormai essere chiaro – sono le due più grandi piaghe della società contemporanea); se infine volete tentare di capire in che modo gli strumenti d’uso quotidiano della tecnologia avanzata (computer, Internet, videogiochi), o il suo impiego scientifico nei settori della ricerca che più direttamente interessano la nostra vita (medicina, bioingegneria, informazione, comunicazione, trasporti, relazioni umane) sta modificando i nostri sentimenti e, addirittura, il nostro metro di giudizio morale, allora è chiaro: è un film americano quello che dovete andare a vedere.»
Ottavio Jemma, cit, pag. 48
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È chiaro – voglio insistere su questo concetto – che quando si parla di “piccolezza” non ci si riferisce alla qualità poetica che, ripeto, può essere (ahimé, lo è assai di rado) altissima. Ci si riferisce alla profondità e alla prospettiva della visione, alla sensibilità verso i cambiamenti del mondo intorno a noi, verso il paesaggio esteso ed allarmante dei grandi conflitti umani, politici, religiosi, sociali, psicologici, tecnologici che hanno aggredito e sconvolto tumultuosamente la nostra vita a cavallo tra il secondo e il terzo millennio. Soprattutto verso le mutazioni che questi cambiamenti stanno producendo, o hanno già prodotto, dentro l’uomo stesso.
Se volete veder rappresentati con coraggio sullo schermo questi conflitti, se volete vedere crudamente illustrate le piaghe sanguinanti della società malata in cui viviamo: la tragica cecità che impedisce all’uomo di stabilire un rapporto “sano” con l’ambiente in cui vive; la corruzione fisiologica ed endemica della politica, della scienza, della giustizia; la perdita generale dei vecchi valori; la drammatica e quasi sempre inutile rivolta individuale contro lo strapotere delle grandi e piccole satrapie economiche e burocratiche e contro l’immunità di cui godono i loro abusi; o la rivolta feroce e ironica dell’intelligenza contro la miopia militare; la fine assoluta della “privacy” conseguente allo sviluppo inarrestabile dei sistemi di spionaggio; il cinismo spietato di certo giornalismo sciacallo; se volete gettare un’occhiata sull’ampiezza allarmante dei poteri incontrollati che sempre di più si concentrano nelle mani dei cosiddetti persuasori occulti o in quelle dei servizi segreti per manipolare e condizionare le nostre esistenza, le nostre scelte e persino le nostre coscienze (pubblicità e servizi segreti – dovrebbe ormai essere chiaro – sono le due più grandi piaghe della società contemporanea); se infine volete tentare di capire in che modo gli strumenti d’uso quotidiano della tecnologia avanzata (computer, Internet, videogiochi), o il suo impiego scientifico nei settori della ricerca che più direttamente interessano la nostra vita (medicina, bioingegneria, informazione, comunicazione, trasporti, relazioni umane) sta modificando i nostri sentimenti e, addirittura, il nostro metro di giudizio morale, allora è chiaro: è un film americano quello che dovete andare a vedere.»
Ottavio Jemma, cit, pag. 48
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