L’indispensabile infelicità
In tempi recenti il bilancio del successo letterario ottenuto in età avanzata è a favore degli scrittori senza figli. La prole fa svanire quel desiderio d’immortalità che costituisce il risarcimento del lavoro dello scrittore che non ha figli. Ma non si tratta soltanto di questo; c’è un momento in cui il culto della casa e della felicità domestica diventa dannoso, uno di quei modi di sfuggire al proprio talento di cui ci siamo lamentati, perché sostituisce l’indispensabile infelicità senza la quale lo scrittore si sfibra. Chi lascia passare più di un anno senza ritrovarsi al suo posto di lavoro creativo per eccellenza, vale a dire in quel piccolo e modesto « ritiro » del ventesimo secolo che è la camera d’albergo, rischia l’ottundimento del suo talento.
Cyril Connolly, cit, pag. 141
Cyril Connolly, cit, pag. 141
1 Comments:
Caro Gianca, com'è vero quest'ultimo post, e come ultimamente mi tocca mooolto da vicino.
Tanto che, nella bacheca di fianco alla scrivania, ho appeso un memo che leggo spesso:
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?"
(Joseph Conrad)
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