Homo faber: artifex suae fortunae

Diario di bordo di Giancarlo Nicoli, titolare della Artifex. Sono qui ospitati: pensieri, aggiornamenti, notizie, progetti relativi alla casa editrice e al suo sito internet.

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Località: Italy

17 giugno 2005

Possibilità di lavoro nel campo della recensione

Nel campo della recensione ci sono a stento quattro o cinque possibilità di lavoro che procurano denaro, libertà e dignità e quelli che occupano quegli incarichi possono ereditare il manto di Arnold o di Saint-Beuve, cosicché il massimo che il nostro giovane autore possa aspettarsi, se legge due libri al giorno e scrive per tre giornali, è di poter guadagnare quattrocento sterline l’anno all’incirca. Nel frattempo si attirerà l’ostilità degli autori, l’invidia dei colleghi e la diffidenza degli amici, ai quali egli apparirà invariabilmente maldisposto nei confronti delle loro opere. I lettori lo considereranno con indifferenza o lo accetteranno come un eccentrico sul quale scagliare le proprie opinioni e i propri manoscritti, mentre i vecchi amici lo saluteranno con un: «Stai scrivendo qualcosa? » e aggiungeranno: « A parte gli articoli, naturalmente ». Un altro tipo di approccio sarà: « Ti leggo, ma non posso dire che la penso come te », per il quale la risposta più azzeccata sarebbe: « Ti conosco, ma non posso dire che tu mi piaci ».
No, se Walter Shelleyblake deve proprio fare il giornalista, non c’è che una sola possibilità: dichiarare guerra ai suoi datori di lavoro e fare di tutto per evitare di recensire brutti libri, per recensire un libro alla volta e per cercare di scrivere recensioni che possano essere ristampate – che non siano, per esempio, di una lunghezza predeterminata e su un argomento di interesse transitorio. Imparerà che i brutti libri che legge sono come le ore di una meridiana, vulnerant omnes, ultima necat, tutte feriscono, l’ultima uccide; non si sprecherà su soggetti scadenti, né esporrà la sua concezione del mondo in una nota a piè di pagina, perché scriverà soltanto su ciò che lo interessa. E qualunque cosa accada (non vi sono sussidi pensionistici per i « negri » della letteratura), dovrà rendersi conto di non essere indispensabile.


Cyril Connolly, cit, pag. 120