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«Quando Fellini, Flaiano e Pinelli portarono il copione della
Dolce vita a Peppino Amato, il produttore napoletano lo lesse e, quindi, lo trasmise ad Angelo Rizzoli, suo socio e finanziatore. Allorché anche Rizzoli l’ebbe letto i due produttori si incontrarono e Amato chiese, con qualche ansia: “
Beh, Angelo, che ne pensi?” Il vecchio Rizzoli allargò le braccia: “
Non ci ho capito un bel niente!” disse con un sospiro perplesso. E Amato, battendo il pugno sul copione, ribatté eccitatissimo: “
Neanche io! È proprio per questo che lo dobbiamo fare!”
E lo fecero.»
Ottavio Jemma,
cit, pag. 134
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